Alessio Marino, anno 1990. Nato a Catania, cresciuto nella dispersione urbana della sua provincia, circondato da strade brutte e tanto cemento. Ho studiato Architettura a Ortigia, qui mi laureo nel 2017 con una tesi di ricucitura urbana sull’isola di Lampedusa prima d’iniziare un’avventura di 5 anni a Parigi. Nel 2021, dopo tanti logements, tanti pastis e tanti bonjour, torno a casa. All’università inizio a disegnare chiazze di linee spezzate senza senso, continuo per anni, riempio quaderni e fogli. Scopro il vulcano e la sua complessità poco dopo i vent’anni: sarà il motore della maggior parte dei disegni che trovi in questo spazio. Nel 2020, maturo l’idea di tornare a casa, stavolta per rimanerci. Il disegno esplode, trova il suo senso: tutto si delinea, si organizza, prende il giusto fuoco. Nasce màla, un percorso di rappresentazione personale, riconoscibile, terapeutico. Un tentativo, un me su carta insistente e liberatorio, di rappresentare quello che voglio con i miei occhi. màla, in fondo, sono solo io.
màla è un progetto di ricerca grafica, sulla linea, sul nero, sull’imprevedibilità dell’off-set, nato nel 2020 dopo 10 anni di esitazione. màla è un percorso fatto di vulcani, piroclasti, onde, isole e trame. È nero, poi rosso, prova il giallo ma torna al nero. màla esplode con il covid-19, diventa pandemico, sta sui fogli, strappa la carta, svuota i pennarelli. màla corre si ripete anzi, no va pianissimo, copre, sbaglia, incolla, non c’ha voglia, poi si ferma. màla non ha pretese, non si spiega (a che serve?), riempie. Ancora, màla riempie. màla è la città stretta e cara, è nera come l’isola, è bianca come quel cielo. màla, a sud, è quando non hai ancora voglia di fare nulla. màla si burla dell’operatività per forza, dell’efficienza. màla è perdere tempo, quando non ce n’è. màla è per gli amici, anzi, è colpa loro. màla è in fondo, quando non ci pensi. màla potresti essere tu. màla non c’ha senso – màla è màla, sono io.
Alessio Marino, anno 1990. Nato a Catania, cresciuto nella dispersione urbana della sua provincia, circondato da strade brutte e tanto cemento. Ho studiato Architettura a Ortigia, qui mi laureo nel 2017 con una tesi di ricucitura urbana sull’isola di Lampedusa prima d’iniziare un’avventura di 5 anni a Parigi. Nel 2021, dopo tanti logements, tanti pastis e tanti bonjour, torno a casa. All’università inizio a disegnare chiazze di linee spezzate senza senso, continuo per anni, riempio quaderni e fogli. Scopro il vulcano e la sua complessità poco dopo i vent’anni: sarà il motore della maggior parte dei disegni che trovi in questo spazio. Nel 2020, maturo l’idea di tornare a casa, stavolta per rimanerci. Il disegno esplode, trova il suo senso: tutto si delinea, si organizza, prende il giusto fuoco. Nasce màla, un percorso di rappresentazione personale, riconoscibile, terapeutico. Un tentativo, un me su carta insistente e liberatorio, di rappresentare quello che voglio con i miei occhi. màla, in fondo, sono solo io.
màla è un progetto di ricerca grafica, sulla linea, sul nero, sull’imprevedibilità dell’off-set, nato nel 2020 dopo 10 anni di esitazione. màla è un percorso fatto di vulcani, piroclasti, onde, isole e trame. È nero, poi rosso, prova il giallo ma torna al nero. màla esplode con il covid-19, diventa pandemico, sta sui fogli, strappa la carta, svuota i pennarelli. màla corre si ripete anzi, no va pianissimo, copre, sbaglia, incolla, non c’ha voglia, poi si ferma. màla non ha pretese, non si spiega (a che serve?), riempie. Ancora, màla riempie. màla è la città stretta e cara, è nera come l’isola, è bianca come quel cielo. màla, a sud, è quando non hai ancora voglia di fare nulla. màla si burla dell’operatività per forza, dell’efficienza. màla è perdere tempo, quando non ce n’è. màla è per gli amici, anzi, è colpa loro. màla è in fondo, quando non ci pensi. màla potresti essere tu. màla non c’ha senso- màla è màla , sono io.
La màla è una condizione emotiva di malessere diffuso e imprecisato, una sorta di disincanto, d’imprecisato disappunto, un’insofferenza che non ti spieghi. In Sicilia, i bambini hanno la màla: del sonno spesso, quando non vogliono dormire. Io ho sempre dormito poco. Molti disegni che trovi in questo spazio nascono senza luce e durano settimane, sono vulcani, isole, trame e chiazze di nero su fogli bianchi. Mi hanno seguito nei miei viaggi, nelle città che ho amato e in cui ho vissuto. Si sono legati a delle persone, sono stati regalati, venduti, dati via, rubati e mai più ritrovati, hanno viaggiato in tubi di cartone, sono piaciuti o meno. Il tempo di realizzazione di ogni disegno, opera, cratere, linea, cerchio o cartolina scarabocchiata è l’unica cosa che davvero conta. Localizzare un màla su una carta vuol dire ricordarsi delle persone care, tracciare gli affetti.
É un omaggio a loro.
La màla è una condizione emotiva di malessere diffuso e imprecisato, una sorta di disincanto, d’imprecisato disappunto, un’insofferenza che non ti spieghi. In Sicilia, i bambini hanno la màla: del sonno spesso, quando non vogliono dormire. Io ho sempre dormito poco. Molti disegni che trovi in questo spazio nascono senza luce e durano settimane, sono vulcani, isole, trame e chiazze di nero su fogli bianchi. Mi hanno seguito nei miei viaggi, nelle città che ho amato e in cui ho vissuto. Si sono legati a delle persone, sono stati regalati, venduti, dati via, rubati e mai più ritrovati, hanno viaggiato in tubi di cartone, sono piaciuti o meno. Il tempo di realizzazione di ogni disegno, opera, cratere, linea, cerchio o cartolina scarabocchiata è l’unica cosa che davvero conta. Localizzare un màla su una carta vuol dire ricordarsi delle persone care, tracciare gli affetti.
É un omaggio a loro.
Alessio Marino, anno 1990. Nato a Catania, cresciuto nella dispersione urbana della sua provincia, circondato da strade brutte e tanto cemento. Ho studiato Architettura a Ortigia, qui mi laureo nel 2017 con una tesi di ricucitura urbana sull’isola di Lampedusa prima d’iniziare un’avventura di 5 anni a Parigi. Nel 2021, dopo tanti logements, tanti pastis e tanti bonjour, torno a casa. All’università inizio a disegnare chiazze di linee spezzate senza senso, continuo per anni, riempio quaderni e fogli. Scopro il vulcano e la sua complessità poco dopo i vent’anni: sarà il motore della maggior parte dei disegni che trovi in questo spazio. Nel 2020, maturo l’idea di tornare a casa, stavolta per rimanerci. Il disegno esplode, trova il suo senso: tutto si delinea, si organizza, prende il giusto fuoco. Nasce màla, un percorso di rappresentazione molto personale, riconoscibile, terapeutico. Un tentativo, un me su carta insistente e liberatorio, di rappresentare quello che voglio con i miei occhi. màla, in fondo, sono solo io.

màla è un progetto di ricerca grafica, sulla linea, sul nero, sull’imprevedibilità dell’off-set, nato nel 2020 dopo 10 anni di esitazione. màla è un percorso fatto di vulcani, piroclasti, onde, isole e trame. È nero, poi rosso, prova il giallo ma torna al nero. màla esplode con il covid-19, diventa pandemico, sta sui fogli, strappa la carta, svuota i pennarelli. màla corre si ripete anzi, no va pianissimo, copre, sbaglia, incolla, non c’ha voglia, poi si ferma. màla non ha pretese, non si spiega (a che serve?), riempie. Ancora, màla riempie. màla è la città stretta e cara, è nera come l’isola, è bianca come quel cielo. màla, a sud, è quando non hai ancora voglia di fare nulla. màla si burla dell’operatività per forza, dell’efficienza. màla è perdere tempo, quando non ce n’è. màla è per gli amici, anzi, è colpa loro. màla è in fondo, quando non ci pensi. màla potresti essere tu. màla non c’ha senso – màla è màla, sono io.

La màla è una condizione emotiva di malessere diffuso e imprecisato, una sorta di disincanto, d’imprecisato disappunto, un’insofferenza che non ti spieghi. In Sicilia, i bambini hanno la màla: del sonno spesso, quando non vogliono dormire. Io ho sempre dormito poco. Molti disegni che trovi in questo spazio nascono senza luce e durano settimane, sono vulcani, isole, trame e chiazze di nero su fogli bianchi. Mi hanno seguito nei miei viaggi, nelle città che ho amato e in cui ho vissuto. Si sono legati a delle persone, sono stati regalati, venduti, dati via, rubati e mai più ritrovati, hanno viaggiato in tubi di cartone, sono piaciuti o meno. Il tempo di realizzazione di ogni disegno, opera, cratere, linea, cerchio o cartolina scarabocchiata è l’unica cosa che davvero conta. Localizzare un màla su una carta vuol dire ricordarsi delle persone care, tracciare gli affetti.
É un omaggio a loro.
Alessio Marino, anno 1990. Nato a Catania, cresciuto nella dispersione urbana della sua provincia, circondato da strade brutte e tanto cemento. Ho studiato Architettura a Ortigia, qui mi laureo nel 2017 con una tesi di ricucitura urbana sull'isola di Lampedusa prima d'iniziare un'avventura di 5 anni a Parigi. Nel 2021, dopo tanti logements, tanti pastis e tanti bonjour, torno a casa. All'università inizio a disegnare chiazze di linee spezzate senza senso, continuo per anni, riempio quaderni e fogli. Scopro il vulcano e la sua complessità poco dopo i vent'anni: sarà il motore della maggior parte dei disegni che trovi in questo spazio. Nel 2020, maturo l'idea di tornare a casa, stavolta per rimanerci. Il disegno esplode, trova il suo senso: tutto si delinea, si organizza, prende il giusto fuoco. Nasce màla, un percorso di rappresentazione personale, riconoscibile, terapeutico. Un tentativo, un me su carte insistente e liberatorio, di rappresentare quello che voglio con i miei occhi. màla, in fondo, sono solo io.
màla è un progetto di ricerca grafica, sulla linea, sul nero, sull'imprevedibilità dell'off-set, nato nel 2020 dopo 10 anni di esitazione. màla è un percorso fatto di vulcani, piroclasti, onde, isole e trame. È nero, poi rosso, prova il giallo ma torna al nero. màla esplode con il covid-19, diventa pandemico, sta sui fogli, strappa la carta, svuota i pennarelli. màla corre si ripete anzi, no va pianissimo, copre, sbaglia, incolla, non c'ha voglia, poi si ferma. màla non ha pretese, non si spiega (a che serve?), riempie. Ancora, màla riempie. màla è la città stretta e cara, è nera come l'isola, è bianca come quel cielo. màla, a sud, è quando non hai ancora voglia di fare nulla. màla si burla dell'operatività per forza, dell'efficienza. màla è perdere tempo, quando non ce n'è. màla è per gli amici, anzi, è colpa loro. màla è in fondo, quando non ci pensi. màla potresti essere tu. màla non c'ha senso - màla è màla, sono io.
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